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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

La Lega: “Senza la caccia poca cura ai boschi e alla campagne”

Secondo l'eurodeputato trevigiano della Lega Nord Giancarlo Scottà, membro al Parlamento europeo dell'Intergruppo Caccia, ricorda: "Senza cacciatori perdita biodiversità e troppi boschi"

La caccia come risorsa: è il punto di vista dell’eurodeputato trevigiano della Lega Nord Giancarlo Scottà, membro al Parlamento europeo dell'Intergruppo Caccia intervenuto ad un tavolo di confronto nel Padovano.

SPARA ALL'AMICO DURANTE LA CACCIA

NON SOLO ACCUSE. Secondo il suo intervento parole come caccia e conservazione non possono non coesistere per una corretta gestione della fauna selvatica: "Troppe volte i cacciatori vengono accusati di generare una miriade di danni ambientali e di mettere a repentaglio l'esistenza di molte specie animali. Io ritengo che questi tipi di accuse siano giustificabili soltanto nei confronti di coloro che praticano la caccia in maniera illegale".
 
CURA A BOSCHI E CAMPAGNE. Scottà sottolinea in particolare la cura dedicata ai boschi che solo i cacciatori con la loro pratica sarebbero in grado di assicurare: “Senza le migliaia di cacciatori che ogni anno praticano la loro attività venatoria nel pieno rispetto della normativa vigente -ha sottolineato l’eurodeputato del Carroccio- migliaia e migliaia di ettari di campagne e boschi non riceverebbero quelle cure che ogni cacciatore appassionato è solito fare, come ad esempio sfalci e potature, provocando irrimediabilmente una perdita di biodiversità e un avanzamento delle superfici boschive”.
 
LE PROBLEMATICHE.
Nel corso del suo intervento, l'eurodeputato leghista ha individuato una serie di criticità sulle quali bisognerà focalizzarsi. Fra queste, vi è la questione dei ricorsi ai TAR, che raramente pronunciano sentenze definitive in tempi utili interrompendo così l'esercizio delle attività venatorie. O ancora, il problema dei danni causati dalla fauna selvatica alle attività agricole: a tal proposito, sarebbe opportuno garantire adeguati risarcimenti che non possono più dipendere solamente dalle risorse finanziare derivanti dalle tasse di concessione pagate dai cacciatori, ma che andrebbero suddivisi fra le diverse parti istituzionali interessate. Non da ultimo, il tema delle aree protette, la cui estensione dovrebbe rispettare le percentuali indicate dalla Legge 157/92 per garantire la disponibilità di territorio finalizzato all'esercizio venatorio.
 
CACCIA IN DEROGA. Scottà ha poi sottolineato il proprio impegno in sede europea sulla questione della caccia in deroga: "Stando alle normative comunitarie, infatti, esiste chiaramente la possibilità di ricorrere a deroghe per consentire la cattura, la detenzione o altri impieghi misurati di determinati uccelli. Tuttavia, le regioni italiane hanno difficoltà nell’applicare queste deroghe. Per questo motivo ho presentato nell'ultimo anno ben 4 interrogazioni alla Commissione europea, con l'intento di recepire indicazioni chiare e utili”. Scottà ha concluso il suo intervento rivolgendo un invito alle numerose  associazioni venatorie italiane: "Bisogna mettere da parte i singoli interessi e unire le forze -ha affermato- poiché non si potranno mai ottenere risultati significativi lavorando ognuno  per conto proprio".

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