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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Borgo Berga, il Ministero conferma: autorizzazioni paesaggistiche irregolari

Il Mibac respinge al mittente le richieste di palazzo Trissino che sulla vicenda Cotorossi riteneva leciti i permessi. Intanto il nodo irregolarità potrebbe travolgere molti comuni del Veneto nonché gli uffici regionali

Sull’affaire Borgo Berga il Ministero dei Beni culturali dà ragione a coloro che da anni si battono contro la edificazione, in via di ultimazione, della cittadella giudiziaria di Vicenza. Le autorizzazioni paesaggistiche rilasciate dal 2010 in poi, comprese quelle relative all’area attigua al nuovo tribunale, sono carta straccia. Ora sulla intera lottizzazione potrebbe, almeno astrattamente, materializzarsi lo spettro della demolizione. Ma lo scandalo delle autorizzazioni farlocche potrebbe estendersi ad altre pratiche, a Vicenza come nel resto del Veneto. La novità è stata resa nota martedì nella sede di Italia nostra dal forum delle associazioni ambientaliste che contro i cantieri all’ex Cotorossi ha ingaggiato una guerra di carte bollate che dura da più di un lustro.

IL PRECEDENTE

La diatriba per vero aveva già fatto capolino alla fine del dicembre dello scorso annoquando Legambiente, Italia Nostra, Civiltà del Verde ed il Comitato vicentino contro l’abusivismo edilizio avevano sollevato il problema forti di una diffida che il Ministero dei beni culturali aveva indirizzato al Comune di Vicenza. Anche all’epoca non mancarono le bacchettate all’indirizzo della precedente amministrazione di centrosinistra e di quella attuale di centrodestra. Entrambe erano state messe nel mirino perché non avrebbero vigilato sul rilascio delle stesse autorizzazioni paesaggistiche. Il nodo del contendere è tutto in termini di diritto amministrativo ma è dirimente perché attorno a quei permessi, non solo per la lottizzazione vicino all’ex tribunale, ruotano partite immobiliari a sei, sette e otto zeri.

IL NODO

Detto in soldoni le associazioni ritengono che la norma nazionale pone un vincolo preciso. Le autorizzazioni paesaggistiche debbono tassativamente essere rilasciate da uffici ad hoc perché non si creino conflitti tra la materia edilizia o urbanistica e quella della tutela del paesaggio, la cui specificità vanta una difesa di rango costituzionale. In quella circostanza le associazioni rilevarono che i nulla osta rilasciati dall’amministrazione della città palladiana erano stati firmati dallo sportello unico delle attività produttive, noto come Suap, in palese violazione della norma nazionale. Interpellato il Ministero dei beni culturali (Mibac), quest’ultimo diede ragione alle associazioni e diffidò il comune affinché de facto fossero annullati tutti i permessi illegittimi rilasciati, tra cui anche quelli di Borgo Berga.

Poco dopo l’assessore all’edilizia privata Lucio Zoppello cercò di minimizzare la portata della diffida vergata dal direttore della «Direzione generale archeologia belle arti e paesaggio» del Mibac, ovvero il dottore Gino Famiglietti. Di lì a poco palazzo degli uffici replicò con un documento molto articolato che si reggeva principalmente sul ragionamento per cui determinate aree non fossero assoggettate a quei vincoli, ivi inclusa quella della nuova cittadella giudiziaria. Di più, l’amministrazione comunale, con un atteggiamento definito «temerario» dalle associazioni aveva chiesto alla direzione ministeriale di annullare in auto-tutela la diffida vergata dallo stesso Famiglietti.

NUOVA LETTERA: PALAZZO TRISSINO TREMA

Però i gruppi ambientalisti durante una riunione alla sede di Italia nostra in zona stadio sono tornati a dire la loro con Romana Caoduro (presidente di Civiltà del verde), Sandro Piermatteo (vicepresidente di Italia nostra Vicenza), Paolo Crestanello (portavoce del comitato vicentino contro l’abusivismo edilizio) e Adriano Battagin, volto storico di Legambiente Vicenza.

I quattro di fronte ad un uditorio di una dozzina di persone, carte alla mano, hanno reso pubblica l’ultima missiva firmata dal direttore Famiglietti, la quale, secondo le stesse aqssociazioni, dà torto marcio al Comune di Vicenza. «L’intera vicenda dimostra come tutte le autorizzazioni paesaggistiche, non solo quelle relative a Borgo Berga dal 2010 al gennaio 2019 siano state rilasciate in violazione di legge e per di più disapplicando una delibera del consiglio comunale di Vicenza che obbligava gli uffici a mettersi in regola». Tanto dice Crestanello il quale precisa che la norma, se portata sino alle estreme conseguenze, a fronte di edifici realizzati senza i titoli autorizzativi necessari, ne prevede perfino l’abbattimento.

Si tratta di una eventualità che fa tremare i polsi dalle parti di corso Palladio perché se si arrivasse a questo punto e il privato che lottizza (Sviluppo cotorossi spa) fosse costretto ad agire in questo senso, quest’ultimo potrebbe anche chiamare in causa il comune per danni. Anche se va detto che sulla intera vicenda è già in corso un procedimento penale, che pur durando da anni, non è approdato al processo. Un procedimento che secondo le associazioni non potrà non tenere conto delle conclusioni cui è giunto il Mibac.

Ad ogni modo le parole di Crestanello pesano come macigni perché a questo punto l’amministrazione «è obbligata a promuovere in brevissimo tempo una dettagliata ricognizione rispetto agli atti formati in questi anni a palazzo degli uffici» puntualizza Romana Caoduro rincarando ancor più la dose. Sulla stessa linea ci sono anche Battagin e Piermatteo: «Quanto confermato dalla Direzione generale archeologia belle arti e paesaggio dimostra per l’ennesima volta non solo la correttezza delle nostre tesi, ma anche la qualità dell’impegno che abbiamo profuso in tanti anni di battaglie».

SALA BERNARDA: ATMOSFERA ROVENTE IN VISTA

E che la questione in sala Bernarda potrebbe divenire bollente lo spiega anche il consigliere Ciro Asproso (siede tra i banchi della minoranza con Coalizione civica) il quale  era in mezzo al pubblico. «I timori delle associazioni sono più che giustificati tanto che poche ore fa ho indirizzato alla giunta una precisa interrogazione in cui non solo chiedo di vagliare la regolarità di ogni autorizzazione paesaggistica ma chiedo pure - aggiunge ancora Asproso che ha un passato nei Verdi - che siano verificate le responsabilità di funzionari e dirigenti rispetto ad una colossale inadempienza degli uffici che alla fin fine è stata ammessa anche dall’assessore Zoppello». Sul cui tavolo adesso, neanche tanto metaforicamente, giace un dossier di tutto rispetto.   

QUESTIONE VENETA

Ma le rogne non sono finite. Il perché lo spiega ancora Crestanello: «A questo punto siamo di fronte ad un problema gigantesco. Poiché abbiamo avuto notizia di disavventure simili accadute anche al Comune di Verona ora la domanda è semplicissima. In quante municipalità del Veneto, che vanta specificità di primo piano sul piano della tutela ambientale e storica, in questi anni sono stati concesse autorizzazioni ambientali illegittime? La Regione ha compiuto controlli in maniera metodica? Che cosa è successo in questi anni in città d’arte come Padova, Treviso, Asolo, Bassano, Cittadella e in tanti altri comuni più piccoli ma altrettanto meritevoli di tutela?».

Il riferimento alla Regione Veneto non è peregrino. Quest’ultima infatti ha la delega dello stato per il rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche, anche se le pratiche effettive poi vengono svolte dai comuni grazie «ad una sub-delega» con un meccanismo simile per certi versi a quello dell’affitto e del subaffitto. Ed è proprio in ragione della di questa sub-delega che a palazzo Balbi spetta l’onere della vigilanza sulle autorizzazioni stesse, aggiunge ancora l’attivista, il quale si chiede se mai l’ente regionale abbia avviato qualche verifica in tal senso, visto che attorno a queste pratiche, a Vicenza come in altre realtà del Veneto, comunque ruotano interessi per miliardi di euro.

PARCO QUERINI

E come se non bastasse all’interno di questa vicenda se ne dipana un’altra che sta molto a cuore ai residenti del centro storico. E riguarda il progetto per la realizzazione delle cosiddette serre di parco Querini. A molti abitanti del centro il progetto, avviato dalla precedente amministrazione e ora caldeggiato da quella attuale, non è mai piaciuto perché male si integrerebbe con il disegno complessivo del parco monumentale più importante del capoluogo. Civiltà del Verde da anni si batte contro l’opera chiedendo un intervento più rispettoso. «Dopo avere letto la durissima nota del Mibac ora mi domando se quei lavori siano stati autorizzati in maniera corretta o meno» attacca Caoduro la quale spiega che la sua associazione compierà ogni passo necessario «per accertare come stanno le cose. La giunta - conclude poi quest’ultima - deve fare chiarezza adesso».

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