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Cronaca Caldogno

Bacino di Caldogno, finalmente si parte: "Da Roma poco coraggio e niente soldi"

Sabato mattina a Caldogno, Vicenza, c'è stata la cerimonia di consegna dei lavori del prima grande bacino di laminazione che viene realizzato nel territorio regionale da 80 anni. Polemico il presidente Luca Zaia

Prima pietra, a tre anni dall'alluvione di Ognissanti, per il bacino di laminazione delle piene del Timonchio, a Caldogno, nel vicentino, il primo a partire di una serie di interventi necessari per la messa in sicurezza idraulica del territorio dalle piene del Timonchio - Bacchiglione.

L'OPERA L'invaso permette di laminare le portate di picco del torrente Timonchio a Caldogno, tagliando l'onda di piena invasando un volume di 3.8 milioni di metri cubi d'acqua, in modo che a valle giunga una portata compatibile con la capacità del corso d'acqua così da evitare le tracimazioni e le inondazioni accadute negli ultimi anni soprattutto a Caldogno e a Vicenza.
L'intervento in prevede la realizzazione delle seguenti opere e interventi: rilevati arginali di conterminazione della cassa; sistemazione del piano della cassa; manufatti idraulici di derivazione, restituzione e interconnessione; sistemazioni dell'alveo del Timonchio con opere di sostegno del livello idrico e rinforzi e rialzi arginali; interventi ambientali.
Lo sviluppo complessivo delle arginature è di circa 5.250 metri, dei quali 4.400 metri per i bacini dal piano campagna esterno, mentre altri 850 metri separano il settore di monte da quello di valle. La sezione arginale tipo è caratterizzata da scarpate a debole pendenza, intervallate da banche intermedie, per limitare l'impatto visivo. Per permettere l'efficace messa a regime delle acque all'interno dell'area delle casse e per preservare l'utilizzo ai fini agricoli dell'area, l'intervento prevede la regolarizzazione del fondo delle casse stesse, il ripristino del terreno vegetale di copertura e il ripristino delle carrarecce, dei fossi di bonifica e dei canali irrigui.
Le opere idrauliche di gestione del bacino sono dotate di organi di manovra telecontrollati e telemanovrati, in grado di essere messi in funzione anche in condizioni di mancanza di energia elettrica in quanto serviti da generatori di corrente ausiliari e di sistemi di sicurezza manuali. A completamento dell'intervento è prevista la sistemazione delle sponde e dell'alveo del Timonchio con la realizzazione di protezioni a massi. Per mitigare l'effetto della presenza delle opere nel contesto agricolo esistente sono previsti diversi interventi atti a rinverdire la zona o mascherare le opere, che peraltro sono state progettate già in un'ottica di minimizzazione degli impatti.
Il costo complessivo dell'opera è stimato in 46 milioni di euro, dei quali 25 milioni di e per i lavori. L'aggiudicazione definitiva è avvenuta lo scorso 8 ottobre, mentre i lavori sono stati formalmente consegnati in via d'urgenza il 21 ottobre 2013. Sabato mattina la formale cerimonia di consegna degli stessi con il presidente Luca Zaia. Il tempo di realizzazione dei lavori sarà di 2 anni, con ultimazione prevista per l'ottobre 2015

IL PRESIDENTE "Per realizzare un'opera di difesa idrogeologica ci vogliono in Italia non meno di 5 anni, sempre che non ci siano intoppi e contenziosi sempre in agguato. Siamo ancora alla farraginosità, alla burocrazia che ammazza i cittadini, e ammazza anche noi amministratori. Le opere che servono a salvare il territorio si potrebbero fare anche in sei mesi: basterebbe avere pieni poteri. Se a Roma avessero il coraggio di dare poteri commissariali veri a tutti i presidenti di Regione e a tutti gli amministratori, l'Italia si sistema velocemente". Lo ha affermato il presidente del Veneto Luca Zaia, intervenuto alla cerimonia. 
"Quella di Caldogno è una grande sfida: un invaso da circa 4 milioni di mq su 104 ettari di territorio. Soprattutto è la prima opera di un programma - ha aggiunto Zaia - che ne conta altre cinque già finanziate da realizzare in Veneto nell'immediato futuro". Per avere la massima sicurezza in tutto il Veneto occorrerebbero però 2,7 miliardi di euro, per pagare tutti gli interventi necessari già individuato in un piano elaborato dopo l'alluvione di Ognissanti del 2010 dal prof. Luigi D'Alpaos. "Quelle che riusciamo a realizzare valgono circa 380 milioni complessivi. Per i soldi che mancano - ha ribadito Zaia - ricordo che i veneti lasciano a Roma 21 miliardi di tasse l'anno: devono restituirci i nostri soldi".
Zaia ha infine fatto riferimento alla questione degli espropri: "Noi andiamo avanti, dobbiamo farlo, e cercheremo in tutte le maniere di trovare una soluzione rispetto ai contenziosi e alle richieste dei proprietari. L'opera però ci serve, serve alla comunità, deve essere realizzata in due anni, metterà in sicurezza la città di Vicenza. Gli espropriati saranno ristorati, si pagheranno tutti i danni".

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