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Salute

Calo glicemico: come riconoscerlo e cosa fare

Se improvvisamente le mani tremano e inizi a sudare, se vivi uno stato confusionale e senti una forte debolezza, potresti avere un basso livello di zucchero nel sangue. Vediamo come correre ai ripari

Mal di testa, sudorazione, tremori, senso di debolezza. Sono questi alcuni dei sintomi di ipoglicemia ossia di un basso livello di glucosio nel sangue. Il nostro organismo, infatti, per stare bene ha bisogno di mantenere sempre equilibrio tra glucosio e insulina. Per le persone che soffrono di diabete, ad esempio, i livelli di glucosio e insulina sono vitali: una quantità insufficiente di insulina, può far salire il glucosio a livelli allarmanti. Allo stesso tempo, però, troppa insulina, può causare ipoglicemia, che può essere anch'essa un'emergenza.

Conoscere i sintomi dell'ipoglicemia, non solo nei diabetici, è dunque fondamentale, per intervenire in tempo, prima che il calo della glicemia nel sangue diventi un reale pericolo per la vita.

I sintomi di ipoglicemia

Il primo passo nel trattamento di una ‘caduta’ dei livelli di zuccheri nel sangue, è conoscere i segni. Oltre a istruirti sui sintomi dell'ipoglicemia, è importante che la tua famiglia, i tuoi amici e gli altri intorno a te, sappiano cosa cercare. I sintomi di ipoglicemia di solito, iniziano rapidamente, con segni lievi come mal di testa, tremori, sudorazione, fame e irritabilità. È possibile, che si verifichi un basso livello di zucchero nel sangue di notte, quando si dorme. Incubi, sudorazione profusa e confusione al risveglio, possono segnalare un calo della glicemia. I sintomi possono progredire in convulsioni, sonnolenza, confusione e incoscienza, che possono essere particolarmente pericolosi, quando si è alla guida o si maneggiano strumenti o macchinari impegnativi.

Abbassamento di livelli di glucosio nel sangue al di sotto di 70 mg/dl che si verifica in caso di mancata o ridotta assunzione di un pasto, di un imprevisto e intenso sforzo fisico, di un’assunzione di dosi troppo alte di farmaci antidiabetici rispetto alle necessità.

Al di sotto della soglia dell’ipoglicemia, il cervello attiva una reazione adrenergica che si traduce in una prima fase, prodromica (nervosismo, irritazione, fame, difficoltà di concentrazione), e in una seconda fase, motoria (tremito, difficoltà nell’articolare le parole o mettere a fuoco le immagini).

Per fermare una ipoglicemia

In questa fase è sufficiente assumere 15 grammi di zucchero (mezza lattina di bibita dolce o tre bustine di zucchero), rivalutando la glicemia dopo 15 minuti e ripetendo il trattamento con altri 15 g di zucchero sino a che la glicemia non risulti superiore a 100 mg/dl. L’effetto del trattamento sull’ipoglicemia può essere solo temporaneo. Pertanto, dopo l’episodio, la glicemia deve essere misurata ogni 15 minuti, fino al riscontro di almeno due valori normali in assenza di ulteriore assunzione di zucchero tra le due misurazioni.

Se non si interviene, la glicemia può scendere ancora e possono subentrare perdita di coscienza (coma) e, nei casi più gravi, anche convulsioni. È quindi necessario un aiuto esterno. A quel punto, ingerire liquidi o solidi è difficile o impossibile e la soluzione migliore (se non è possibile iniettare glucosio in vena, fattibile solo da un infermiere o un medico) è una iniezione intramuscolare o sottocutanea di Glucagone.

I diabetici trattati con insulina dovrebbero averlo disponibile per queste emergenze. Il glucagone non è zucchero, ma un ormone che rende disponibile in circolazione, e quindi essenzialmente per il cervello, “riserve” di zucchero presenti nell’organismo. Occorre sottolineare che, dopo che con il glucagone si è ristabilito lo stato di coscienza, è comunque sempre necessario assumente zucchero per bocca, per stabilizzare la glicemia.
Nonostante i suoi aspetti preoccupanti, la crisi ipoglicemica e anche il coma ipoglicemico, trattati prontamente in modo corretto, si risolvono in pochi minuti senza lasciare conseguenze.

Il test

Un controllo periodico della glicemia è consigliato a tutti dopo i 40 anni. Ci sono alcune categorie che sono particolarmente a rischio di diabete e, in questi casi, il controllo glicemico periodico è consigliato già dai 35 anni.

  • obese o con elevato grasso addominale;
  • con familiarità alla malattia (genitori o fratelli diabetici);
  • con genitori che hanno avuto esperienza di ictus o infarti prima dei 60 anni;
  • donne che hanno avuto il diabete gestazionale.

La convivenza con il diabete

Uno dei principali limiti alla serenità delle persone con diabete, è la costante necessità di essere all’erta e percepire i prodromi dell’abbassamento eccessivo di glucosio nel sangue. Subentra un calo di autostima e quella sensazione di dipendere dal prossimo e spesso questo, causa la diminuzione all’aderenza alla terapia e agli stili di vita raccomandati.

Anche i familiari di persone con diabete, specialmente di bambini e ragazzi, vivono con preoccupazione l’eventualità di un’ipoglicemia, specialmente se notturna e quindi meno prevenibile.

L’adesione meticolosa alla terapia con insulina e l’impiego di farmaci flessibili che garantiscano una lunga durata d’azione, sono di grande aiuto nel ridurre l’eventualità di ipoglicemie notturne; questi fenomeni, con l’avanzare della ricerca, stanno diventando meno frequenti e meno preoccupanti. La vita cambia, è vero, ma bisogna saperci convivere.

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