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Valdastico nord KO, concessione Brescia Padova a rischio

Dopo lo stop al prolungamento verso Trento della Pirubi al ministero dei trasporti stanno valutando se rimettere in gara la gestione di una delle tratte più ricche della A4: cronaca di un risiko politico-economico

Tuttavia la prima tessera che manca nel mosaico dei fautori dell’opera riguarda proprio l’essenza del progetto. Che oggi la realizzazione della A31 nord, il cui sbocco in Trentino è ancora tutto da pensare peraltro, sia una necessità per il Paese e per i territori devono anzitutto dirlo il governo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene: magari con alcuni atti di indirizzo. La voce della Regione Veneto e quella della provincia autonoma sono sì importanti, ma da sole non bastano, sempre che Trento sia davvero favorevole, perché è lo Stato che ha questa potestà.

E allora come mai diversi media, correttamente peraltro, hanno recentissimamente riportato alcune indicazioni contenute in un dispaccio degli uffici del ministero (non diramato dal ministro Danilo Toninelli peraltro come qualche indiscrezione delle prime ore sembrava far credere)? La nota è stata diffusa a Roma il 24 gennaio e ha fatto il giro delle agenzie nazionali. Le questioni messe nero su bianco sono sostanzialmente due. Uno, «Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha preso atto e sta approfondendo le conseguenze della decisione del Consiglio di Stato che ha annullato la delibera Cipe del 2013 e sostanzialmente azzerato il progetto della autostrada Valdastico nord. L’incontro di natura tecnica tenuto oggi al dicastero tra rappresentanti del Mit e degli enti locali interessati è servito ad approfondire l’ipotesi di un progetto rispondente al dettato della sentenza». Due, «Il ministero ha chiesto alla Regione Veneto e alla Provincia autonoma di Trento di formalizzare e di trasmettere la nuova ipotesi progettuale su cui gli enti territoriali hanno dichiarato di aver trovato un sostanziale accordo».

GLI IMBARAZZI DEL M5S E LE ASPETTATIVE LEGHISTE

In questo frangente l’intero scenario va considerato in termini politici. La sentenza del Consiglio di Stato è stata accolta molto favorevolmente dalla giunta di Besenello e dai comitati che da anni si battono contro il prolungamento della A31 Nord o Pirubi nord che dir si voglia. Stranamente però sono mancati i festeggiamenti da parte dei piani alti del M5S che peraltro si era sempre schierato con comitati e associazioni. Come mai?Da diverse settimane i rapporti tra gli alleati di governo (Cinque stelle e Carroccio) sono freddi sul tema delle grandi opere. La Lega, molto vicina ai desiderata di Confindustria, sta spingendo molto su Tav, trivelle, Valdastico nord, Pedemontana veneta. I loro alleati sulla contrarietà a queste opere invece ci hanno costruito consenso e campagne elettorali. Ma ora che il Carroccio fa la voce grossa l’imbarazzo del M5S cresce. E non è un caso che l’emiliano Max Bugani, uno degli uomini più vicini al leader del M5S Luigi di Maio (quest’ultimo per inciso è vicepremier e ministro allo sviluppo) intervistato da Il Fatto il 24 gennaio in pagina 10 abbia detto papale papale: «Su Tav e trivelle non si cede. È l’identità del movimento».

Il che superficialmente può sembrare una bacchettata alla Lega. Ma se si legge in negativo fotografico quella stessa affermazione può essere interpretata come un ok dal braccio destro di Di Maio a tutte le altre grandi opere. Nel cui canestro però c’è anche la Valdastico nord. Il che fa presupporre che il vasto schieramento pro infrastrutture (Lega, Fi, Pd, parti della sinistra, Confindustria, buona parte del sindacato, mondo bancario, insomma un pezzo rilevante del gotha che conta del Paese) abbia trovato col M5S una tacita tregua. Fino alle europee non si prende alcuna decisione che conta. Dopo il voto se la Lega sale allora anche i maxi cantieri dovranno ripartire, con buona pace dei comitati e delle valutazioni costi-benefici.

Tuttavia la Valdastico nord è una storia a sé stante. Perché in questo caso siamo di fronte ad un pronunciamento chiaro del Consiglio di Stato. Il quale tanto per cominciare è immediatamente esecutivo: una teorica impugnazione per Cassazione è possibile ma potrebbe andare avanti alle calende greche. In realtà il massimo organo della magistratura amministrativa ha azzerato l’iter. Di conseguenza perché questo riparta non serve solo una generica volontà dei soggetti territoriali toccati dal progetto: Regione Veneto e provincia di Trento in primis. Serve un vero e proprio ok politico del governo che al momento non c’è stato. E il comunicato uscito dal ministero (un comunicato tecnico e non politico) è la prova lampante che il governo in questo momento è in imbarazzo e si rifiuta di assumere una posizione chiara pro o contro l’opera.

«DIRITTO INDEBITAMENTE ACQUISITO»

Cionondimeno sulla Pirubi nord c’è uno spettro che si aggira e del quale nessuno parla. E riguarda la concessione autostradale della Brescia Padova che per di più è una delle tratte più ricche della A4. Quest’ultima concessione negli anni è stata continuamente rinnovata senza che, come chiede la disciplina europea, si mettesse a gara, come se si trattasse di «una sorta di diritto indebitamente acquisito» sostengono i detrattori del progetto. E la mancata gara è stata per anni giustificata con la necessità di progettare e realizzare proprio la Pirubi nord. Questa chimera del prolungamento tra l’altro ha permesso che negli anni la Brescia Padova, un tempo una gallina dalle uova d’oro in mano agli enti pubblici, fosse privatizzata alla chetichella: con centrodestra e centrosinistra che negli anni hanno fatto a gara a creare le condizioni perché ciò avvenisse. Piano piano infatti il pacchetto di controllo è passato dai comuni, dalle province del lombardo-veneto prima a Banca intesa e poi agli spagnoli di Abertis. Che recentemente sono stati fagocitati da Atlantia, il gestore autostradale riferibile alla famiglia Benetton e a pezzi della finanza internazionale.

IL NODO DEL BANDO EUROPEO

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