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29 Ottobre 2018: Vaia arrivò con un urlo, il più grande uragano registrato in Italia

I primi ad accorrere si trovano davanti ad una scena apocalittica

Perchè la terribile tempesta si chiama Vaia? Quanto tempo ci vorrà perchè i boschi crescano folti? Basta guardare la piana di Marcesina per capire che nulla sarà come prima, tolti gli alberi schiantati, è stimato un secolo perchè tornino a vestire la montagna. Migliaia di piante e animali sono scomparsi.

La calma dopo la tempesta

Era un autunno caldo e quando arrivò l’allerta meteo i valligiani non si stupirono.
La notte tra il 28 e il 29 ottobre 2018 il vento di scirocco urlava nell’Altopiano come non si era mai sentito e tutti erano chiusi in casa, con i pavimenti che vibravano, e il terrore addosso, mai era successa una cosa di tale violenza, quando si scatena la natura l’uomo trema. Un “terremoto” durato tre ore, un inferno, raffiche di vento spaventose, alle prime luci dell'alba l'altopiano era irriconoscibile.

La furia poi si calmò e da Enego i proprietari del Rifugio furono tra i primi ad arrivare in Marcesina e si misero a piangere.
La piana con i suoi boschi, gli animali che la popolavano non c’erano più: tutto era stato spazzato via. Solo le malghe avevano tenuto. 

E' stato il più grande uragano tropicale che si sia mai abbattuto sull’Italia, con tanta pioggia e raffiche di vento sopra i 200 km/h. fu causato dell'aria calda e secca che ha incontrato un’enorme depressione e l’eccessivo riscaldamento dell’oceano in quei giorni.
Vaia il 28 ottobre 2018 ha distrutto 14 milioni di alberi, più di 40.000 ettari di bosco nelle Alpi, 12.000 solo in Veneto.
Nei Sette Comuni, sono schiantati 1 milione di metri cubi di abeti, 300.000 in Marcesina-Val Maron, una quantità di legname enorme pari a quella che viene venduta in 120 anni.
La notte tra il 28 e il 29 ottobre del 2018, ha cambiato il paesaggio ma anche il rapporto con la natura delle comunità di montagna ed è una data indelebile per tutti

Perchè si chiama Vaia

A Vaia, una manager tedesca di una grande multinazionale, il fratello voleva fare un dono originale; ma cosa regali ad una donna che ha già tutto? Gli è venuta l’idea di regalarle l’adozione di un evento atmosferico. 
"L’Istituto Meteo dell’Università di Berlino, che dà il nome alle perturbazioni in Europa, ha trovato un modo per autofinanziarsi. Mette in vendita i nomi degli eventi atmosferici: una bassa pressione e costa 199 euro, 299 un anticiclone. E’ dagli anni ’50 che l’istituto tedesco denomina le aree di alta e bassa pressione a priori, dando la possibilità, a pagamento, di chiamarle con il proprio nome.” Spiega Marco Rabito di Serenissima Meteo

I caduti in Cina

Nelle zone più colpite dell’Altopiano: la Vezzena e la Marcesina le ferite sono ancora aperte. 
Gli alberi abbattuti sono in gran parte rimossi, per varie estati le motoseghe non hanno mai smesso di funzionare. Squadre di operai lavorano sul terreno impervio per sistemare la zona, ma ci vorrà molto tempo per ripulire i boschi. I tronchi recuperati vengono caricati nei camion che partendo dalle mulattiere della grande guerra raggiungono il porto di Venezia.
Il legno dopo mesi in cui non si sapeva come smaltirlo è stato comprato dalla Cina nel 2019 e per sgomberare la “piana” si stima siano serviti circa 40 mila viaggi di camion. Da Venezia più di 27.000 container sono partiti alla volta dell'Oriente in questi anni.

Paesaggi modificati

Milioni di alberi volati via nel vento e nella pioggia giacciono ancora sui pascoli e lungo i canaloni. Per anni questo sarà l’aspetto delle zone colpite. Bisognerà ripiantarli, e ci vorrà molto tempo e risorse economiche e non saranno più gli abeti, a causa delle radici deboli.

Ma si è aperta anche una discussione: molti vorrebbero lasciare a prato le zone colpite. Ma tolti i tronchi, con il pendio liscio cresce il rischio slavine in inverno.
Bisognerà aspettare almeno 50 anni perché le piantine crescano, quindi fra un secolo la natura avrà rimarginato le ferite, ma il bosco non sarà più lo stesso, avrà cambiato aspetto e colore. Nulla tornerà come prima.
Vaia ha scosso il cuore dei monti, cambiato il volto della natura e lasciato un dolore di morte dentro la gente.

Il Video

Video realizzato con drone sulla Piana di Marcesina, parla con le immagini della devastazione lasciata dal ciclone Vaia.
L'Altopiano di Asiago - come tante altre zone montane del Triveneto - è stato duramente colpito dalla tempesta Vaia, con pioggia torrenziale e raffiche di vento a 200 km/h. 
Migliaia gli alberi spezzati e caduti a terra come non si vedeva dai tempi della Grande Guerra, quando i bombardamenti rasero al suolo migliaia di ettari di foreste alpine, nel dopoguerra furono ripopolati con abeti, gli stessi che 70 anni dopo Vaia ha schiantato in una notte.
La Piana di Marcesina è stata una delle zone più colpite dalla tempesta, con 800.000 metri cubi di legname caduti a terra.
Proseguono intensamente i lavori di ripristino e pulizia dei boschi e dei sentieri che li attraversano, ma si fermeranno durante l'inverno.
Questo video, realizzato con drone da Dino Tognato per Citynews ci racconta il disastro attraverso impressionanti riprese dall'alto.

VIDEO | Vaia il grande ciclone che ha sconvolto i nostri monti

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