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Il lungo fiume di veleno: intro

Non sarà un’inchiesta estiva, leggera e colorata. Non è neanche un allarme che si lancia per creare sensazione: è un servizio dovuto a una città


Per questo seguirà un’inchiesta in questo pianeta oscuro che metterà in evidenza come, da una dose di stupefacente, risalendo nella catena di distribuzione si può arrivare a chi gestisce questo mercato di morte. Molte volte fatto da persone dall’immagine rassicurante del buon padre di famiglia. Senza ipocrisia e senza la paura di sfiorare categorie “intoccabili”. 


Conosceremo i metodi di contrasto, lo storico di ciò che si è evoluto nel tempo: dalla marijuana alle droghe sintetiche, le zone dedite allo spaccio e quelle riservate “al buco”, come e dove la cocaina entra nei “salotti buoni” della città e tra gli studenti. Lo faremo con video esclusivi e con documentazione precisa e aggiornata. Si cercherà di informare su ciò che sono i danni degli stupefacenti oggi, molto diversi e più complessi di quando i tossicodipendenti andavano a grattare i muri di piazza Castello per tagliare l’eroina ulteriormente e rivenderla ad altri. Parleremo del web e di come un certo mercato si sia spostato lungo le fibre ottiche e di come sia più difficile contrastare questo fenomeno. 


Non sarà un’inchiesta estiva, leggera e colorata. Anzi. Sarà uno schiaffo forte alla quotidianità che difficilmente si sofferma su queste tematiche in modo approfondito. Non è neanche un allarme che si lancia per creare sensazione, per generare traffico di utenti, per speculare editorialmente: è un servizio dovuto a una città che troppe volte si è svegliata sorpresa e ferita da un problema che ha sempre avuto davanti agli occhi e l’ha sapientemente evitato o peggio rimosso.

Ma non è più tempo di bende agli occhi, è tempo di vedere la crudezza della realtà. La posta in palio sono le giovani generazioni presenti e future e non ci si può arrendere al falso “inevitabile”. Non c’è questione politica o filosofica che tenga, qui è la mano che cerca una vena “buona” per iniettarsi una dose, è la mano che arrotola una banconota per “tirare” una striscia di cocaina nei bagni dei locali più cool di Vicenza, è la mano che infila in bocca una di quelle pastiglie che bruciano neuroni e crea tribù di zombi.

E quella mano potrebbe avere il volto di vostro figlio o figlia, di un vostro amico, di un vostro parente stretto, di un vostro collega. Senza moralismo, in una terra che è terza nel 2017 per numero di decessi, in una città che anche nel 2015 ha avuto il triste primato di morti dovuti alla droga. Il silenzio, in questo caso, è il partner migliore per chi fa business sulla pelle altrui. E noi non giochiamo in quella squadra.

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