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«Chiuso per pioggia» un tratto appena inaugurato della Spv: Zaia sulla graticola

Duro affondo dei comitati contro «le lacune del progetto» e contro la politica che «facilita il consumo di suolo». Frattanto i vigili del fuoco fanno la conta degli interventi nelle zone della provincia berica colpite dal maltempo

Le forti piogge che si sono abbattute sul Veneto nelle scorse ore hanno mandato sott'acqua uno dei pochi tratti già inaugurati della Superstrada pedemontana veneta (nota come Spv) che in un breve tratto dopo il casello di Malo «ha dovuto chiudere al traffico». Nei pressi di Breganze anche una zona di ingresso alla arteria in via di costruzione è rimasta allagata. E così a partire dal mattino di oggi 30 agosto le polemiche dei comitati ambientalisti sono piombate sull'agone politico in un baleno.

«Lo avevamo detto ed è capitato, il Mose della terra ferma veneta, la Superstrada pedemontana veneta si è allagata tra il casello di Malo e il raccordo con A31. Il casello aperto a giugno da ieri notte è chiuso e non funziona». Questo è quanto si legge in una nota diffusa stamani sul portale web del Covepa, il coordinamento trevigiano-vicentino che da anni si batte contro la Spv.

GALLERIA «IN AMMOLLO»
«Il blocco nella notte appena trascorsa - si legge - era visibile dalla rotatoria di San Tomio di Malo: rotatoria che porta al casello di Malo. Risulta inoltre esondata la roggia Riale a Breganze che affluisce nel torrente Laverda interessando anche qui la Spv, come peraltro ci è stato confermato telefonicamente dalla sala operativa della Pedemontana, è allagata una canna, ossia del tunnel di superficie, del tratto tra l'innesto con A31 e il casello di Malo sotto alla A31 in località San Simeone a Villaverla». Le immagini dell'allagamento di Breganze peraltro da ore stanno facendo il giro dei social network.

IL RUOLO DI «CASSANDRA»
Il trevigiano Elvio Gatto, uno dei portavoce del Covepa, ai taccuini di Vicenzatoday.it spiega di essere molto rammaricato: «Interpretare il ruolo delle cassandre non è piacevole. Ripetere continuamente che i problemi li avevamo segnalati anni fa e che l'intero progetto è una follia non ci consola. Ma le cose purtroppo stanno così».

«POLITCA MIOPE»
Massimo Follesa, un altro attivista del Covepa che è candidato al consiglio regionale con la compagine «Il Veneto che vogliamo» in un video pubblicato su YouTube ieri a tardissima sera se l'è presa con la giunta regionale accusandola di non avere combattuto il consumo di suolo che «è una delle cause alla base degli sfaceli cui stiamo assistendo in queste ore. È inutile che Zaia - precisa il candidato ai taccuini di Vicenzatoday.it - venga a Trissino e a Arzignano a fare la conta dei danni se poi le amministrazioni da lui capitanate più che combattere incentivano il consumo di suolo. Questa politica è miope. Di più quel progetto è pieno di cose che non funzionano».

VIGILI DEL FUOCO: LAVORO INCESSANTE
Ad ogni modo dopo l'emergenza di ieri c'è chi non ha mai smesso di lavorare per rispondere alle richieste di intervento dei cittadini delle zone più colpite, specie nell'Ovest e nell'Alto vicentino. Si tratta dei vigili del fuoco. Il comando provinciale di Vicenza questo pomeriggio ha messo nero su bianco uno specchietto degli interventi effettuati a partire da ieri. «Le operazioni di soccorso - si legge nel dispaccio - che vedono sul campo 115 vigili del fuoco, quattro nuclei Saf speleo-alpino-fluviali, sei autoscale e venti automezzi provenienti anche dai comandi limitrofi e con i volontari di Thiene e Recoaro sono coordinate dal comandante dei vigili del fuoco Giuseppe Costa insieme a quattro funzionari».

IL SOPRALLUOGO
Dal comando si apprende che stamani anche il direttore interregionale dei vigili del fuoco Loris Munaro ha effettuato assieme al governatore Luca Zaia un sopralluogo «dei luoghi maggiormente colpiti». Gli interventi dei vigili del fuoco riguardano soprattutto la messa in sicurezza dei tetti delle abitazioni con la rimozione di elementi pericolanti e la copertura con teli di nylon per evitare le infiltrazioni d'acqua. Alle 14.oo di oggi erano già stati eseguiti «130 interventi», mentre ne rimangono da evadere centoventi anche se il numero è in «crescita costante». Sempre secondo la nota altre novanta richieste sono state archiviate dopo un sopralluogo «perché non più necessarie».

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