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Sit in della rete ambientalista: la procura berica nel mirino

Gli attivisti contestano duramente alcune inchieste condotte dai magistrati che stanno passando al setaccio l'operato di un pezzo della galassia antagonista

Una cinquantina di attivisti della rete ambientalista e antagonista della provincia berica ha protestato oggi 19 marzo davanti al tribunale di Vicenza: il sit-in è cominciato alle 18 in punto. La protesta scaturisce dalle azioni giudiziarie portate avanti dalla magistratura berica nei confronti di una trentina di attivisti che quattro anni fa avevano partecipato ad alcune manifestazioni di protesta in città e provincia.

Alla base delle accuse mosse dalla procura, tra le altre, ci sarebbero alcuni episodi rispetto ai quali verrebbero contestati alcuni illeciti penali tra cui la partecipazione a manifestazioni non comunicate alla questura in una con il flash mob cui gli attivisti diedero vita nel cortile della Miteni, la fabbrica trissinese al centro del caso Pfas.

Gli attivisti durante la manifestazione di oggi hanno contestato duramente «il tentativo della procura» di incorniciare le svariate manifestazioni in un unico «disegno criminoso». La condotta della procura, almeno così come viene descritta dagli attivisti, viene contestata in radice dai militanti che invece descrivono come criminosa la condotta di chi negli anni ha dato corpo a una moltitudine «di scempi ambientali» che da anni colpiscono il territorio veneto.

Francesco Pavin, uno dei volti storici della rete durante la manifestazione ha puntato l'indice «sul caso Miteni, sul caso borgo Berga, sullo scempio della Tav» invitando l"opinione pubblica a riflettere su temi del genere. Tra coloro che sono intervenuti c'è anche l'attivista Alberto Peruffo che ha ribadito la esistenza «di connessioni criminali» che da anni mortificano il territorio

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