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Il sigillo - 4 - Il "ragioniere"

Le indagini del reporter Ruiz sul duplice delitto di Campo Marzo assumono toni sempre più inquietanti e, alla fine di una lunga giornata, i morti saliranno a tre

Il sigillo - 1 - 2 - 3

Ruiz mentre si china sulla bicicletta per staccare la catena, si accorge che in una Golf nera parcheggiata, ci sono due sagome nere che sembra stiano aspettando qualcuno. Il parcheggio è grande, semivuoto e illuminato male. Non riesce a vederli bene. La luce del lampione dietro crea l’effetto di una foto in negativo che non lascia distinguere niente. Si alza e sente qualcuno alle sue spalle. Si gira e la figura di Corsello è lì. Nitida, in tutta la sua stazza da cento chili.

“Oh mezzo spagnolo, ma se ti dico cosa si dice per strada, tu me lo abbuoni quel milione?”

“Sei il solito cravattaro Corsello…Dai, se mi dici qualcosa di interessante facciamo finta che non abbiamo mai giocato insieme”

“Hai solo avuto la fortuna del principiante Ruiz, non fare il “bello” con me. Comunque una cosa te la devo dire: la mafia non ci azzecca e meno che meno la camorra”

“Neanche quelli del Brenta? Sicuro?”

“No. Ho visto il tg mentre mangiavo e ho sentito della “firma” sulle mani. Non è roba da mafia. È altro”

“Che gioco stava facendo “il ragioniere”?”

Corsello si guarda intorno prima di rispondere. Non è a suo agio ma l’occasione per risparmiarsi un milione o le “piazzate” di Ruiz era ghiotta. Si accende un sigaro e dopo una boccata continua a parlare

“Aveva deciso di viaggiare alto. Troppo per le sue possibilità. Stava facendo troppi soldi con la cocaina ma non so per chi o per cosa lavorasse”

“Di certo non la spacciava per strada…”

“No, neanche la usava. Troppo furbo per farlo. Mi ha raccontato che “sistemava carte” alla dogana per l’importazione di certi container dove dentro passavano borsoni pieni di panetti di “oro bianco”. Mi parlava di gente potente e insospettabile. Mi chiese pure se volevo partecipare, che pagavano bene, ma non mi interessava”

“Perché hai rifiutato? Non sei certo allergico a un pacco di banconote Corsello…”

“Perché quella merda non la tratto e poi non voglio finire in un cappotto di legno perché magari pesto i piedi ai siciliani o ai miei conterranei. Ci tengo alla pelle”

“E non ti parlò delle tratte, dei suoi contatti, del modo che usano per farla entrare o altri particolari?”

“No, era molto abbottonato sui viaggi che trattava e io non chiedevo. Iniziò a parlarmi di cazzate, di qualcosa con due serpenti che si univano formando un cuore, una specie di sigillo…ma non gli diedi troppo retta. Stavo aspettando un camion di giubbetti da “casa mia”. Avevo altro a cui pensare…”

“Ok, mi sta bene. Ma la polizia è passata al bar a chiedere qualcosa? Ti avverto che sulla Golf nera dietro di me, ci sono due uomini. Potrei scommettere che sono qui per tenervi d’occhio”

“Probabile Ruiz, probabile. Ma perdono tempo. Se cercano qualcosa o qualcuno su questa storia, cascano male qui. Gli manderò due caffè per il disturbo”

“Ok, io vado allora. Grazie. Anche se questa chiacchierata mi è costata un milione”

“Vai Ruiz, vai. Che senza questa chiacchierata non avresti preso neanche i fazzoletti per asciugare le lacrime, altro che il milione. E stai attento, che prima o poi paghi la tua curiosità da giornalaio”

Corsello si gira per rientrare nel bar e il motore della Golf nera si accende, mentre i fari illuminano il piazzale. È questione di pochi secondi e la macchina innesca la prima e accelera verso i due, lasciando sull’asfalto millimetri di copertone. Ruiz è impietrito. Sa che non farebbe in tempo a scappare, il sangue è gelato nelle sue vene e il fiato gli rimane in gola. Rimane fermo, con i muscoli irrigiditi, come se le sue gambe non riuscissero a muoversi, come se stesse aspettando il rumore di una pistola o l’impatto con la macchina. Come se l’inevitabile fosse arrivato. Un secondo e l’auto sfreccia a pochi centimetri dalla bicicletta. Non succede nulla. Tutto rimane fermo per un tempo indefinito. Guarda l’entrata del bar e Corsello è lì. Il napoletano lo guarda senza dire una parola, senza un gesto con la testa o con il corpo. Si gira, apre la porta e riviene inghiottito dal fumo di sigarette come un diavolo nel suo inferno.

Pedala forte Ruiz. Vuole finire presto questa giornata. E la vuole finire al sicuro nella sua tana in centro, al caldo. La paura di quella macchina ce l’ha ancora nelle ossa e quelle immagini continua a rivederle al rallentatore. “Quella macchina non poteva essere della polizia o dei carabinieri – pensa a voce alta mentre arriva nei pressi di Ponte San Paolo - Ma chi erano e cosa controllavano? Il bar? Corsello con i suoi traffici, il sottoscritto o nessuno dei due?”

Ruiz apre il portone e mentre posa la bicicletta nell’androne del palazzo antico percepisce la presenza di qualcuno alle sue spalle. Si gira di scatto e nella semioscurità riconosce la sagoma dell’ispettore capo Lunardon.

“Lunardon…che ci fai qui dentro al mio palazzo? Sei matto? Mi ha fatto venire un colpo…”

“Dai Ruiz, poche teghe con mi. Non te go visto in questura. E quando non te vedo voe dire che te si drio a qualche casin…”

“Eh…dovresti saperlo bene cosa e chi sto cercando…la stessa cosa che cercate voi. Solo che, se vuoi saper le cose da me, devi chiederle e non mandarmi dietro due teste di cazzo che quasi mi investivano”

Lunardon si avvicina a Ruiz con lo sguardo di chi sta cercando di capire il gioco dell’altro senza voler svelare il suo. Il giubbetto da marinaio gli si chiude a fatica e la sua faccia ricamata con dei lunghi baffi lo fa sembrare un nostromo in pensione.

“Lo sai come sono i ragazzi… Si fanno prendere la mano. Ma dove esattamente ti hanno fatto questo scherzo? “

“Come dove? Non sei venuto qui proprio per questo?”

“Ah… non ho letto i rapporti…Volevo che mi spiegassi tu…”

“Si ma almeno non con la solita Alfa Romeo…”

“Ruiz. Lo sai che non siamo la Dia che ha le macchine sequestrate ai mafiosi. Siamo una questura di provincia…”

Ruiz posa la sua borsa per terra, si siede su un gradino della scala ed estrae da una tasca del giubbetto una sigaretta.

“Lunardon… giochiamo a carte scoperte per favore. Tu sei venuto da me perché non avete una pista decente da seguire. Siete pressati dalla stampa e non riuscite a capire se è stata una esecuzione di mafia o no. Solo il vostro questore sta cercando i riflettori con quella parola. In ogni caso non è così, da quanto so. Poi mi hai appena confermato che non eravate voi a seguirmi, visto che l’auto non era una delle vostre o di quelle dell’autonoleggio che usate di solito”

“Vedi Ruiz che non sei scemo, avresti potuto fare lo sbirro anche te. Quindi? Che hai sentito in strada? I nostri han trovato solo omertà o “ignoranza” in giro” “Il vostro secondo morto, quello senza nome, è il “ragioniere”, Claudio Barbato. Non lo troverai tra gli schedati. Era uno che rigava dritto ma teneva i conti per alcuni “bravi ragazzi” di Vicenza. Ambiente medio basso…Non chiedermi altro su di loro. Aveva alzato la sua tipologia di clienti e anche il suo giro di soldi. Cocaina”

“Vedi che sei anche tu un po’ “sbirro”? E anche bravo”

“Dai Lunardon, non lisciare il pelo dalla parte sbagliata…Non è cosa mia la divisa e mi starebbe pure male”

“Vai a mangiare adesso…e intanto grazie, sono in debito. Una curiosità…che macchina ti ha seguito oggi?” “Una Golf nera. Saranno i vostri “cugini” dell’Arma?”

“No. Non sono neanche i Ros. Seguiamo solo noi questo caso…Stai in campana Ruiz e se hai bisogno chiama”

Ruiz non risponde e sale le scale fino a casa. Accende la tv e guarda in frigo. Il pollo della rosticceria è freddo ma almeno è pronto e non deve riempire i suoi 30 metri quadrati di cipolla ed aglio cucinato. È il suo rifugio più che la sua casa questa. Era stata probabilmente una garçonnière, ma lui ci stava bene.

Apre una bottiglia di vino sfuso e se ne versa un bicchiere quando sente dal tg della notte: “Vicenza. Un nuovo omicidio nella città del Palladio. Questa sera verso le 22.00 è stato ritrovato il corpo di un pregiudicato napoletano ucciso con quattro colpi di pistola davanti al portone di casa. Non ci sono testimoni e la polizia non esclude che l’omicidio sia legato all’esecuzione avvenuta ieri mattina in Campo Marzo. L’uomo è stato colpito alle spalle mentre stava aprendo il cancello per parcheggiare l’auto”.

Ruiz posa il bicchiere e si fa il segno della croce. Con un filo di voce, quasi fosse un bisbiglio, sussurra “Andrai in cielo o all’inferno senza debiti Corsello. Non eri poi così male”

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