rotate-mobile
Attualità Chiampo

Terziario e Covid-19: polemiche a mille sulle riaperture

Da giorni stanno prendendo corpo le proteste degli esercenti. L'ultima è andata in scena nell'Ovest vicentino: consegnate in Comune le chiavi dei negozi mentre si parla di saracinesche che potrebbero essere rialzate anzitempo per i parrucchieri

Quale sarà il futuro del settore terziario nel Veneto come nel Vicentino sarà solo il tempo a poterlo dire, ma al momento le proteste cominciano a fioccare. Oggi 30 aprile in tarda mattinata i commercianti di Chiampo, estremo Ovest della provincia berica, hanno simbolicamente consegnato le chiavi delle loro attività al primo cittadino Matteo Macilotti: non condividono le scelte del governo in tema di apertura degli esercizi pubblici.

Si tratta di critiche indirizzate sia ai criteri per le riaperture, definite «a fisarmonica» sia per le tempistiche. Le lamentele arrivano da ogni settore merceologico anche se da giorni gli esercenti più agguerriti sono quelli del settore ristorazione, dei bar in una con i parrucchieri. Per quanto riguarda questi ultimi, da tutto il Veneto, giungono indiscrezioni che i negozi, in violazione delle norme nazionali, potrebbero aprire già dal 18 maggio e non a partire dai primi di giugno come indicato dalle disposizioni rese note di recente dalla Presidenza del consiglio dei ministri. Si vocifera addirittura di una deroga ad hoc che in questo senso sarebbe allo studio da parte di palazzo Balbi.

«Sono totalmente solidale con i nostri commercianti. Il loro è un settore vitale della nostra economia» fa sapere Macilotti il quale dice che non si stupirebbe se a breve la Regione Veneto intervenisse introducendo alcune deroghe alla disciplina varata da palazzo Chigi. «Ormai dopo la deflagrazione della epidemia da Covid-19 ci stiamo abituando al conflitto di attribuzione tra Stato e regione perché diversi enti territoriali che non condividono alcune scelte prese a Roma hanno cominciato a normare in modo difforme. Io spero che il governo capisca che conciliare salute e lavoro è possibile tanto quanto necessario».

Quanto accaduto in queste ore nell'Ovest vicentino è in scia con le proteste del capoluogo di due giorni fa. Proteste in cui la preoccupazione la fa da padrone. Basti pensare al flash mob andato in scena un paio di gironi orsono in molti centri della provincia, nonché alle lamentele di esercenti ben noti in centro città come Paolo Martini della Proseccheria in corso Fogazzaro o come Massimiliano Fraccarolo della degustazione «Fattore F» di via Giuriolo.

Ad ogni buon conto nel capoluogo in questi giorni anche la politica sta dicendo la sua. La giunta comunale, che fa capo al centrodestra, da tempo fa sapere di comprendere e di condividere le ansie del settore terziario. In questo frangente si è fatto sentire anche il Pd con il segretario del circolo della Rivera berica, ossia Valter Bettiato Fava. Il quale in una nota diramata durante la serata del 28 aprile propone addirittura la cancellazione dei tributi per la annualità in corso: «Non possiamo rischiare -si legge - una desertificazione della nostra città. In attesa di qualcosa ad divenire, tutti, ma proprio tutti gli enti preposti devono fare la loro parte, dal governo, alla regione, al comune. Non possiamo pensare a slittamenti di tasse o contributi di vario genere, ma di un loro annullamento per l'anno in corso. Anche un aiuto sugli affitti che siano privati o pubblici deve essere preso in considerazione».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Terziario e Covid-19: polemiche a mille sulle riaperture

VicenzaToday è in caricamento