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Attualità Montecchio Maggiore

Dalla plastica ai Pfas, «l'ambiente è alle corde»

A Montecchio Maggiore la rete ambientalista vicentina parla delle emergenze ecologiche che toccano il pianeta come la provincia berica e scalda i motori in vista dell'inizio del processo Miteni

«Il rapporto tra uomo ambiente è malato in maniera preoccupante, serve un vero cambio di paradigma a partire dal rapporto ormai divenuto insostenibile con la produzione della plastica che ormai è presente dappertutto». Parla in questi termini Alberto Peruffo, uno dei volti più noti della rete ecologista vicentina che ieri 7 novembre a Montecchio Maggiore alla Corte delle filande è stato tra i relatori durante un dibattito pubblico organizzato da Greenpeace dedicato appunto al problema della sovra-produzione di materie plastiche.

«Non si creda che la cosa riguardi solo i rifiuti che finiscono in mare» fa sapere un altro relatore della serata. Si tratta della giornalista Chiara Spadaro, autrice, con Elisa Nicoli, di «Plastica addio». Un libro nel quale vengono passate in rassegna una serie di soluzioni, «alcune false alcune praticabili» fa sapere l'autrice, la quale durante il suo intervento ha posto molto l'accento su due ambiti: il primo riguarda «i comportamenti virtuosi pratici ognuno di noi può mettere in campo durante la vita di tutti i giorni». Poi c'è l'aspetto normativo. «In queste settimane sui media si parla a più non posso sulla cosiddetta plastic tax: ebbene, nonostante questa nuova tassa tocchi solo alcuni ambiti assai limitati della produzione, si è comunque scatenata una querelle infinita sui media». E questo secondo l'autrice la dice lunga anche sugli interessi in gioco.

Dal canto suo Peruffo aggiunge: «L'ambiente è alle corde: in questo contesto non possiamo tacere il giochino che da sempre il legislatore fa sui limiti. I limiti delle sostanze proibite dovrbbero tendere a zero, invece questi altro non sono che la gestione sul piano amministrativo dell'inquinamento. Si tratta di un tabù del quale pochissimi parlano per ovvie ragioni. Ma un caso evidente è quello che è capitato nel Veneto e nel Vicentino con la contaminazione da Pfas».

Rispetto a questo argomento Peruffo ha ricordato come lunedì 11 novembre al tribunale di Vicenza comincerà «dopo cinque interminabili anni» il processo per l'affaire Miteni «forse il più grave caso al mondo di contaminazione da derivati del fluoro, contaminazione che ha colpito mezzo Veneto. Orbene - fa sapere Peruffo - a fronte di reati tanto gravi la magistratura ci ha messo cinque anni per iniziare il processo. La magistratura invece ci ha messo pochissimo tempo per rinviare a giudizio un gruppo di manifestanti che si era sdraiata sotto la Miteni per protestare proprio contro le lungaggini che hanno caratterizzato l'operato di costoro i quali erano investiti dei poteri di controllo. Ma non staremo con le mani in mano. Durante il processo faremo nomi e cognomi. Anche di quei dottori - rimarca l'attivista - che hanno firmato i referti medici assunti come elementi d'accusa nei quali si certificava lo stress delle forze dell'ordine nel dover sollevare da terra gli attivisti che avevano dato vita ad una protesta non violenta. Se lorsignori hanno deciso che la resistenza passiva è da punire col codice penale si accomodino. Racconteremo tutto e soprattutto - conclude Peruffo - scriveremo tutto».

Ieri fra i relatori c'era anche Federico Bevilacqua. È un fotografo arzignanese che sta dando vita ad un progetto molto preciso legato alle immagini relative alle ultime fasi del ciclo industriale e del commercio. «Da anni - spiega lo stesso Bevilacqua - raccolgo, immortalo con la mia macchina e catalogo oggetti di uso comune acquistati al supermercato. A sinistra dello scatto pongo il packaging dell'oggetto acquistato. A destra l'oggetto stesso. Alla fine la confezione, quasi sempre di plastica, supera sempre di gran lunga il bene acquistato. Siamo di fronte - spiega Bevilacqua - ad una sorta di rovesciamento dei significati in cui l'involucro sorpassa in preminenza il contenuto».

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