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Nubi nere sul gran visir della sanità veneta

Una inchiesta penale e un incidente mortale tolgono il sonno a Mantoan, top manager dell’area salute di palazzo Ferro Fini

Si dipana lungo l’asse Venezia, Padova, Vicenza, Verona un plot di storie ad alta tensione che riguarda Domenico Mantoan. Vicentino di Brendola Mantoan è il potentissimo segretario generale della sanità veneta, il massimo funzionario, l’uomo che secondo i ben informati incute un molto timore reverenziale anche al governatore leghista Luca Zaia. L’altissimo funzionario del resto sovrintende ad un settore, quello sanitario, che amministra il budget della Regione Veneto in  materia di salute, un budget che vale da solo l’80% di tutto il bilancio di palazzo Balbi. Tuttavia anche per il gran visir brendolano le rogne non mancano.

INCHIESTA PER PECULATO

È di questi giorni la notizia che l’alto funzionario sarebbe stato indagato dalla magistratura vicentina per peculato per un utilizzo improprio dell’auto di servizio. È Renzo Mazzaro su La Nuova Venezia del 22 gennaio a raccontare che l’auto blu di Mantoan avrebbe fatto una deviazione sino all’hotel Sheraton di Padova ovest dove avrebbe incontrato una donna, una rappresentante di prodotti e servizi sanitari, per ragioni private e non inerenti alla funzione pubblica del top mananger regionale. Mantoan venne seguito dalla Guarda di Finanza perché prima della deviazione verso il lussuoso albergo avrebbe incontrato un altro manager della sanità pubblica veneta che era sotto osservazione per una vicenda di presunti concorsi truccati (si tratta Di Francesco Buonocore, all’epoca dei fatti, è il 2014, direttore sanitario dell’ospedale San bortolo di Vicenza, Buonocore nel frattempo è deceduto). Nel frattempo l’inchiesta su Mantoan, che peraltro risulta estraneo all’affaire Buonocore, va avanti. Tuttavia diversamente dalle valutazioni delle fiamme gialle il pubblico ministero Giovanni Parolin (il cui fratello è Pietro Parolin, cardinale e segretario di Stato Vaticano, ovvero il braccio destro di papa Francesco primo) sembra propenso a chiedere l’archiviazione. Di parere avverso sembrerebbe essere il gip (dalla stampa veneta il nome non è mai trapelato il nome). Per contro va anche sottolineato (lo spiega Vicenzatoday.it del 23 gennaio) che il dirigente, col suo avvocato Pietro Longo del foro di Padova, respinge ogni accusa al mittente.

IL GIUDICE CAMBIA: ARRIVA GERACE

Ma c’è un ma. Il gip vicentino nel frattempo passa ad altro incarico e gli subentra così il collega Massimo Gerace, che come racconta Roberta Polese sul Corveneto del 24 gennaio in pagina 5 si è riservato alcuni giorni per decidere. Nel suo servizio peraltro Polese aggiunge un dettaglio: i finanzieri scoprono che «il 27 settembre del 2014 alle 14.40 Mantoan esce dalla autostrada A4 e si fa lasciare allo sheraton dal suo autista, il quale lo va a riprendere la mattina dopo» e che comunque si tratterebbe di uno strappo «di meno d’un kilometro rispetto al percorso abituale».

INCIDENTE MORTALE

Ad ogni modo a rovinare il sonno di Mantoan (in foto) c’è un altro episodio. Si tratta della indagine penale a carico del suo autista, Giorgio angelo Faccini, che nel 2016 a seguito ad una manovra azzardata vicino all’ospedale della città del Santo, con Mantoan seduto sul sedile posteriore dell’auto, avrebbe causato un incidente mortale: incidente nel quale ha perso la vita il motociclista padovano Cesare Tiveron. Tra le tante anomalie di quel caso ce n’è una che ha destato l’attenzione degli inquirenti patavini, dacché per procedere con l’autopsia del conducente dello scooter non si presentò il medico di turno, bensì il professore Massimo Montisci, ninetepopodimeno che il direttore dell’unità operativa di Medicina legale e tossicologia dell’ospedale di Padova. Il quale nella sua perizia consegnata agli inquirenti asserì che non vi fosse un nesso tra il decesso del conducente e il botto patito dalla due ruote di quest’ultimo. In quel frangente la procura e la famiglia della persona deceduta hanno deciso di vederci chiaro e la vicenda è ben lontana dal concludersi come riportato da Vicenzatoday.it il 26 agosto 2018.

L’ASSESSORE COLETTO FINISCE A ROMA

Sullo sfondo del caso Mantoan, ma nemmeno tanto sullo sfondo poi, ci sono le voci girate a palazzo Balbi e a palazzo Ferro Fini, sedi rispettivamente della giunta regionale e del consiglio regionale. Sembra che infatti che da molti ambienti della Lega veronese durante l’estate dello scorso anno fosse giunta una richiesta precisa. Quella di avviare una seria indagine ispettiva per verificare eventuali responsabilità di Mantoan in relazione all’affaire Montisci. La richiesta sarebbe stata recapitata ad un leghista veronese molto in vista, ovvero Luca Coletto. Il quale in quel periodo rivestiva la carica di assessore regionale alla sanità. E sembra che sulle primissime a palazzo Balbi si cominciasse a procedere in quella direzione (sembra anzi che l’operato di Mantoan potesse essere passato al vaglio con un accertamento a tutto tondo). Poco dopo però l’iter si sarebbe bloccato. Non passa molto tempo e Coletto viene lanciato ad altro incarico tanto da diventare sottosegretario alla sanità nel governo che a Roma è retto da M5S e Lega. Detto per inciso Coletto e Mantoan non si erano mai piaciuti e tra i due non sarebbero mancate le incomprensioni su come gestire la potente macchina regionale, dalal qaule dipendono appalti e commesse per miliardi.

IL SONNO DELLE OPPOSIZIONI

Sul piano politico però c’è un elemento che emerge in modo abbastanza evidente. Nonostante tutte le rogne capitate al segretario, di alcune parla persino l’Espresso, mentre in passato il suo nome è finito pure su Il Fatto, le opposizioni in consiglio regionale sono rimaste pressoché in silenzio: zitto il Pd, zitto il M5S, zitto il gruppo di Alessandra Moretti, che è a sua volta una esponente di spicco democratica, zitti anche gli altri gruppi compresa la consigliera Patrizia Bartelle che ha abbandonato i Cinque stelle entrando nel movimento de l’Italia in comune fondato dal sindaco di Parma Federico Pizzarotti. Come mai tanto silenzio? Come mai le opposizioni non hanno attaccato la giunta visto che il bersaglio era così evidente? E pure sul versante giudiziario ci sono alcune quesiti che al momento rimangono irrisolti. Chi è la misteriosa donna che avrebbe incontrato Mantoan? Per quale motivo l’avrebbe incontrata? Come mai per una vicenda penale apparentemente non troppo complessa si ci sono voluti quasi cinque anni per giungere alla conclusione delle indagini? Per quale motivo c’è stato un avvicendamento del gip?

RELAZIONI BYPARTISAN

Quanto alla posizione dei partiti n relazione all’affaire Mantoan, per lo meno dalle parti del Pd, una spiegazione di una certa morbidezza potrebbe giungere dal fatto che Mantoan, che per anni è stato direttore generale dell’Ulss Ovest vicentino, pur provenendo culturalmente da un’area vicina a Fi, proprio per la sua posizione istituzionale, ha sempre avuto buone relazioni anche con i sindaci del comprensorio, anche quelli di centrosinistra. Una compagine che storicamente ha una buona cultura amministrativa e che vede nel democratico Stefano Fracasso, oggi capogruppo del Pd proprio in regione, l’esponente più in vista. Il M5S è invece in una posizione diversa. Sebbene sia in opposizione e sebbene l’esponente più in vista del movimento nel Veneto, il consigliere regionale Jacopo Berti, ricopra la carica di vicepresidente della commissione salute, la sanità non è mai stato il settore in cui si è concentrato il fuoco del Cinque stelle. Di più, da quando quest’ultimo governa a Roma con la Lega i toni con l’avversario regionale sono divenuti assai più soft. Basti pensare alla recente retromarcia sulla Pedemontana veneta, osteggiata in campagna elettorale e divenuta adesso possibilissimo terreno di dialogo.

«CON LUI NON SI SCHERZA»

Epperò basta tutto questo per giustificare un silenzio pressoché assordante sul caso Mantoan? Come si giustificano le voci secondo cui ad alcuni inquilini di palazzo Madama e di Montecitorio in quota al M5S sarebbe stato suggerito di non affondare il colpo nei confronti di Mantoan, magari con qualche interrogazione parlamentare? «Mantoan fa sapere un consigliere regionale che chiede di non essere citato - è un santuario inaccessibile, anche alla Lega. In diverse occasioni ci è stato fatto presente dai nostri referenti in alto loco che è meglio lasciarlo stare. Con Mantoan non si scherza». Cionondimeno in tutta questa girandola di inchieste, di avvenimenti e di voci di corridoio rimane da capire come la pensino il segretario generale, l’ex assessore Coletto nonché il presidente Zaia. I tre peraltro, contattati da chi scrive, hanno tuttavia preferito, almeno per il momento, rimanere in silenzio.

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