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I no tav berici chiedono la liberazione della «compagna piemontese»

Durante un sit-in organizzato davanti alla questura vicentina gli attivisti hanno protestato contro la detenzione di uno dei volti storici delle lotte contro l'alta velocità nel Torinese

Una trentina di attivisti riferibili alla galassia antagonista e alla sinistra radicale ha preso parte oggi primo gennaio 2020 alle 19 in punto ad un sit-in davanti alla questura di Vicenza. Obiettivo della iniziativa era quello di sensibilizzare l'opinione pubblica dopo l'ordine di detenzione recapitato dalla magistratura piemontese nei confronti di Nicoletta Dosio, l'attivista No Tav che da poco ha subito una condanna passata in giudicato per violenza privata e interruzione di pubblico servizio dopo avere partecipato ad una manifestazione contro l'alta velocità in val di Susa. Il sit-in che ha avuto luogo a Vicenza si colloca in uno spettro più ampio di mobilitazione dal tenore simile che si sono svolte in diversi comuni d'Italia.

Stasera durante la protesta in viale Milano ha preso la parola Claudio Germano Raniero, volto storico del sindacalismo di base e della sinistra nel Vicentino. Raniero ha avuto parole di fuoco contro «una serie di grandi opere a partire dal Tav» che stanno devastando il territorio causando anche una «voragine nei conti dello Stato». Durante la serata molti intervenuti hanno definito abnorme la pena detentiva inflitta alla Bosio, che di suo per vero non aveva fatto richiesta per pene alternative. Gli attivisti in tutta Italia però parlano di due pesi e due misure della magistratura in riferimento alla vicenda dell'ex direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti il quale a seguito di una condanna per diffamazione passata in giudicato poté godere degli arresti domiciliari dopo che la detenzione alternativa venne chiesta d'ufficio dall'allora procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati. Il fatto che la stessa procedura non sia stata seguita a Torino ha fatto parlare gli attivisti di accanimento da parte del potere nei confronti della galassia No Tav. «La Dosio andrebbe liberata, nostra compagna andrebbe liberata» hanno fatto sapere stasera alcuni manifestanti i quali hanno rincarato la dose: «In una città come Vicenza dopo quello che è accaduto per il collasso della BpVi uno come l'ex presidente Gianni Zonin è ancora a piede libero mentre una attivista che si batte contro una causa sacrosanta finisce in galera». Ad ogni buon conto stasera sempre Raniero ha abbozzato un elenco di infrastrutture che da tempo sono al centro della polemica tra queste sono state menzionate, anche dagli attivisti presenti, quelle venete ossia «il Mose, la Superstrada pedemontana veneta, la Valdastico nord e la Valdastico sud» prese come simbolo di un modello di sviluppo «che in ossequio agli affari mette al basto la dignità della persona, dei lavoratori, nonché l'integrità di paesaggio ed ambiente».

Ma durante la manifestazione alcuni attivisti hanno ricordato il caso che da mesi sta impegnando le autorità italiane, ma anche francesi, in relazione alla rete di estremisti di destra, con propaggini anche nel Vicentino e nel Veneto, di cui aveva parlato sulla fine di novembre la stampa nazionale. Una rete che vedeva come perno il pentito di 'ndrangheta Pasquale Nucera e le cui propaggini si sarebbero estese anche ad ambienti dei servizi segreti italiani e della sicurezza nazionale francese. Poiché l'inchiesta condotta dalla magistratura siciliana ha toccato anche la provincia berica alcuni attivisti si sono detti preoccupati per la piega che alcuni eventi «stanno prendendo in Italia nonché nei nostri territori».

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