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Guerra alla cannabis light, da Facebook ai controlli serrati: giro di vite sui negozi del Vicentino

Vita dura per la marijuana legale, se si può ancora chiamare così. Dopo la sentenza della Corte suprema ha preso forma la guerra annunciata da Salvini. E tra negozi che chiudono o che stanno eliminando le infiorescenze sotto accusa, anche Vicenza corre ai ripari con il progetto di "schedare" e monitorare gli store berici

Tutto è iniziato con la dichiarazione di guerra di Capitan Salvini che ha dissotterrato la scure di guerra e promesso la guerra a quella “pianta del male” che è la marijuana. Poco importa se non contiene il principio attivo dello “sballo” e se in molti la usano per rilassarsi o come cura palliativa, stando alle testimonianze degli esercenti e poco importa se quel giro d’affari (tassato) è in crescita. Vendere “erba” light, secondo il ministro degli interni, e non solo, significa istigare alla droga, quanto meno.

A dar man forte al vicepremier è poi arrivata la giustizia, la stessa giustizia che prima ha permesso l’apertura dei negozi e poi, con la recente sentenza della Corte suprema di Cassazione, ha dichiarato illegale qualsiasi forma di marijuana in qualsiasi formato e “gradazione”. E così l’Italia si è ritrovata per le mani un’altra storia di caccia alle streghe e untori. I primi negozi hanno iniziato a chiudere, alcuni per paura, altri per precauzione, qualche commerciante si è incatenato alla porta del suo store, altri hanno ritirato tutti i prodotti che contengono le “maligne” infiorescenze. Persino Facebook ha incrementato la censura nei confronti della (fu) erba legale: provate a cercare “cannabis store” sul motore del social network…

E Vicenza?

Nella città del Palladio dove le cronache quotidiane registrano l’arrivo di chili e chili di marijuana – quella vera, col Thc bello alto – e che viene indicata come uno snodo del traffico a nord est di sostanze stupefacenti, nella città dove il lavoro del reparto antidroga della questura è assiduo, di certo la maria light, facilmente individuabile visto che tutti conoscono i tre negozi della città – trema da dietro le vetrine e dentro i barattolini da tisana. È notizia di oggi, giovedì 6 giugno, che nella seduta del Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica tenutosi in Prefettura di Vicenza è arrivato il tema della  "cannabis light".

Come spiega la nota dell’ufficio territoriale del governo, l’argomento, che era stato già oggetto di esame nelle settimane scorse da parte della riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia, sempre presieduta dal Prefetto, è stata trattato «sia alla luce di una recente specifica direttiva del Ministero dell’Interno, sia in funzione dei noti, anch'essi recenti, orientamenti emersi da un pronunciamento della Suprema Corte di Cassazione. Nell’occasione della seduta hanno preso parte al dibattito anche taluni sindaci o rappresentanti di Comuni ove in atto risulterebbe la presenza di negozi del genere di cui si discute, tra cui quelli di Vicenza, Bassano, Caldogno, Valdagno ed altri. Era inoltre presente un rappresentante della Regione del Veneto».

La "schedature" degli store

Insomma, mancava solo l'imputato, la marijuana light, rimasta nascosta dietro alle saracinesche dei negozi con il timore di finire presto al rogo. Per adesso, però, niente misure drastiche, ma solo una prima opera di "schedatura" dei negozi con una delibera per un «più compiuto monitoraggio della presenza a livello provinciale degli esercizi di vendita di "cannabis light" per poi poter programmare possibili controlli successivi, sia sotto il profilo della regolarità amministrativa che sotto quello della integrazione di eventuali fattispecie delittuose»

Allo scopo, il Prefetto ha chiesto la disponibilità dei Comuni interessati a garantire un concorso nelle relative attività anche da parte delle polizie locali che

«interverranno nell'ambito di una pianificazione di carattere operativo che verrà assicurata a tempo debito dal questore". Al momento, quindi, la riunione ha concordato di svolgere in via preliminare tutte le analisi per valutare con esattezza i possibili ambiti di intervento «tenuto conto delle finalità di coltivazione della canapa industriale alla luce della legge 242/2016».

Non proprio una dichiarazione di guerra, quindi, ma di certo un giro di vite nei confronti dei negozi, si può dire una preparazione "tattica" in caso di attacco. E, naturalmente, anche una ipoteca per il futuro, in particola modo sugli eventuali luoghi di apertura di nuovi negozi, sempre che qualcuno, vista l'aria che tira, abbia voglia di tentare un'avventura che fino a poche settimane fa prometteva guadagni e oggi è foriera di guai. In prefettura è stato infatti sottolineato ai Comuni «l'esigenza di tenere in debita considerazione, per il futuro, l'opportunità di prevedere fasce di rispetto da luoghi considerati a maggior rischio in caso di eventuale apertura di nuovi esercizi, sulla falsariga delle analoghe iniziative da molti comuni già assunte con riguardo alle sale da gioco».

E l'erba illegale?

Per quella i posti dove si può comprare senza tanti problemi ormai sono conosciuti da tutti in città. A cominciare da Campo Marzo. L'annuncio - non è la prima volta - è di «concordare ulteriori strategie di prevenzione e contrasto del fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti in alcune specifiche aree della città di Vicenza, tra cui Campo Marzo, prevedendo lo svolgimento nel corso del periodo estivo di servizi straordinari coordinati dalla Questura di Vicenza e con il concorso di tutte le forze di polizia e la polizia locale».

E infine, il Comitato ha espresso la propria valutazione favorevole per l'accesso da parte del Comune di Vicenza «ad una quota del Fondo per la sicurezza istituito presso il Ministero dell’Interno nello specifico ambito della prevenzione e contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti in prossimità di istituti scolastici ("Scuole sicure 2019/2020")». 

Il progetto, che si realizzerà nel corso del prossimo anno scolastico, prevede un potenziamento del sistema di videosorveglianza in aree adiacenti i punti interesse, l'acquisto di un cane che sarà addetto a servizi di ricerca di sostanze stupefacenti nell'ambito delle competenze della polizia locale, un programma di informazione/formazione in ambito scolastico e, da ultimo, andrà a finanziare ore di servizio straordinario da parte della Polizia Locale. Chissà se qualche vicentino, ormai smaliziato sul tema, pensa che oltre alla sorella "depotenziata" stia tremando anche quella in viaggio illegamente sui treni, sulla rotta dello spaccio o nelle tasche dei molti pusher della città. 

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