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Migranti, "fuori quota" gestiti dallo Stato e sistema di accoglienza implementato

Le richieste portate dai quattro assessori al Sociale di Vicenza, Padova, Verona e Rovigo portate sul tavolo di Anci

Mentre gli sbarchi a Lampedusa generano scalpore "con pesanti ricadute sociali e di sicurezza nei territori", i Comuni chiedono risposte. Gli assessori al Sociale di Vicenza, Matteo Tosetto, Verona Luisa Ceni, Padova Margherita Colonnello e Rovigo Mirella Zambello hanno presentato ad Anci una nota congiunta avanzando della richieste alla Commissione immigrazione.

"In primo luogo - spiegano - condividiamo la richiesta che sia lo Stato centrale a prendersi capo della gestione dei cosiddetti "fuori quota" ovvero quei migranti, soprattutto provenienti dalla rotta balcanica, che arrivano nel nostro territorio in modo irregolare e spontaneo e che, quindi, vengono accolti in strutture di accoglienza messe a disposizione del singoli Comuni. Un processo che, con spirito di solidarietà, abbiamo il compito di gestire, ma che ha delle ingenti ricadute economiche sui bilanci dei nostri Comuni".

"Riteniamo poi pienamente corretta la posizione dei Comuni italiani nel richiedere di implementare il SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione) - continuano - con ulteriori 5000 posti proprio in considerazione delle attuali presenze, dei trend di arrivo e dei dati di turn over e, soprattutto, di inserire una "clausola di salvaguardia", estremamente necessaria per i Comuni, così come prevista già dalla direttiva del Ministero dell'Interno dell'11 ottobre del 2016. È fondamentale inoltre che i Comuni che già appartengono alla rete SAI siano esentati dall'attivazione di ulteriori forme di accoglienza nella misura in cui il numero di posti previsti soddisfi la quota assegnata a ciascun ente".

"Resta tema di maggior criticità l'accoglienza dei minori non accompagnati - spiegano - bisogna stabilire e strutturare una rete di centri di prima accoglienza esclusivamente a carico e sotto la responsabilità del Ministero dell'Interno e delle relative strutture periferiche. In questi  centri si procederà, in un tempo massimo di 45/60 giorni, all'identificazione e all'accertamento dell'età, del controllo sanitario e alla verifica di parenti sul territorio. Concluso questo iter i minori non accompagnati saranno trasferiti esclusivamente in strutture del SAI i cui posti devono, come già sottolineato, essere ampliati. Sia per i minori che per gli adulti, si deve prevedere il pieno coinvolgimento del Terzo settore. Anche per quanto attiene i CAS, è fondamentale gestire l'emergenza in collaborazione con le prefetture".

Infine: "Indispensabile è rafforzare e potenziare gli uffici immigrazione delle Questure per velocizzare l’identificazione e la regolarizzazione degli immigrati. In una situazione così ampiamente drammatica, non possiamo, infine, che ribadire la nostra forte preoccupazione sugli effetti del cosiddetto "decreto Cutro" che limita fortemente la protezione speciale  con il rischio di un aumento dei migranti irregolari sul territorio".
 

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