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Migranti, nessuna "invasione": numeri stabili, oltre il 50% è dell'Est extra Ue

La fotografia tracciata dalla Cisl Vicenza e dalla sezione vicentina dell’Anolf rivela che oggi gli stranieri sono 82.818 su una popolazione provinciale di 862.418 unità. Il 51,8% sono donne e bambine. Non solo, rispetto ad altre città d'Italia c'è una sostanziale stabilità

"Migrante, in quale mondo?”, questo il tema dell'incontro svoltosi venerdì al Viest Hotel e promosso da Cisl Vicenza e dalla sezione vicentina dell’Anolf (Associazione nazionale Oltre Le Frontiere). Occasione nella quale è stata tracciata una panoramica dettagliata del fenomeno migranti, a livello regionale e nel dettaglio berico.

I numeri rivelano che non è in corso alcuna “invasione”, semmai un graduale anche se costante incremento a livello nazionale e regionale e una sostanziale stabilità a livello provinciale. Più in dettaglio, in Italia al 1 gennaio 2019 i residenti stranieri erano 5,2 milioni (+2% rispetto all’anno precedente), mentre nel 2008 erano 3,4 milioni. In Veneto, attualmente siamo a quota 501.085 mila (+0,04% rispetto al 2018), contro i 3,4 milioni registrati nel 2008. E se con circa il 10% in Veneto il rapporto fra cittadini comunitari e non comunitari non si scosta dal dato nazionale (dieci anni fa erano l’8,4%), la provincia di Vicenza presenta attualmente un dato sotto la media: siamo al 9,6%, dato sostanzialmente invariato negli ultimi 10 anni, con gli stranieri che nel 2008 erano 82.207 su una popolazione di 852.242 abitanti, mentre oggi sono 82.818 su una popolazione provinciale di 862.418 unità. Il 51,8% degli stranieri nel Vicentino sono donne e bambine (il 52,3% in Veneto).

In provincia di Vicenza, il 22% degli stranieri residenti (18.193) è cittadino comunitario, mentre il rimanente 78% (64.625) è composto da cittadini non comunitari. Tra questi, i cittadini provenienti dal continente africano - protagonisti degli “sbarchi” tanto discussi - sono solo il 21,4% del totale. Ben il 54,2% invece è proveniente da paesi dell’Europa dell’Est extra UE e il 20,7% dall’Asia, con un rimanente 3,7% dalle Americhe. E la proporzione è stanzialmente la medesima a livello regionale (rispettivamente 20,2%, 56,5%, 19,7%, 3,6%) e nazionale (21,7%, 50,2%, 20,8%, 7,2%). Per quanto riguarda invece i singoli Paesi di provenienza, nel Vicentino a guidare la classifica dei residenti stranieri - comunitari e non - è la Romania (17,6%), seguita da Serbia (10,9%), India (7,0%), Marocco (6,6%), Albania (5,8%), (Moldova 4,9%), (Ghana 4,6%), Bangladesh (4,5%), Cina (4,4%) e Bosnia Erzegovina (3,6%).

A livello regionale, invece, le differenze sono abbastanza significative: ai primi tre posti troviamo infatti Romania (25,3%), Marocco (9,1%) e Cina (7,1%), seguite da Albania (6,7%), Moldova (6,7%), Bangladesh (3,4%), Ucraina (3,4%), India (3,1%) e Nigeria (3,1%). In Italia invece troviamo nell’ordine Romania (23%), Albania (8,4%), Marocco (8,0%), seguiti dalla Cina (5,7%).

Per quanto riguarda il mondo del lavoro, considerando le assunzioni effettuate in Veneto tra il 2014 e il 2017, la percentuale di lavoratori stranieri risultava addirittura pari all’82,5% nella concia, il 59% nella preparazione alimentare, il 56% tra muratori e carpentieri, il 52% tra gli addetti ai magazzini, il 49% tra i conduttori di macchine automatiche, il 49% nei servizi di pulizia; e ancora, il 43% tra gli addetti dell’agroalimentare e il 41% tra saldatori e carpentieri. Sempre a livello regionale, è stato calcolato che i lavoratori stranieri sono responsabili di 13,8 miliardi di euro di valore della produzione, pari al 10% del PIL veneto. I redditi complessivamente dichiarati sono invece parti a 3,1 miliardi di euro, con un gettito IRPEF di 355 milioni di euro l’anno in Veneto.

«Questi dati - commenta Raffaele Consiglio - segretario provinciale di Cisl Vicenza - dimostrano come il tema dell’immigrazione e quello dello sviluppo siano in realtà strettamente connessi. È necessario quindi mettere in campo tutte le risorse e gli strumenti possibili per costruire un’autentica integrazione, nella consapevolezza che questa è certamente una questione etica, ma allo stesso tempo di vitale importanza per il nostro tessuto economico e sociale. Questo però può essere possibile solo uscendo dalle facili generalizzazioni con le quali troppe volte viene affrontato il tema, a tutti i livelli».

Sulla stessa linea anche Gabriele Brunetti, presidente di Anolf Vicenza: «Con questo incontro abbiamo voluto uscire, per una volta, dalla narrazione corrente che affronta i nodi, pur molto seri, del rapporto fra controllo delle frontiere e soccorso nonché quelli legati alle politiche nei confronti dell’immigrazione e dei richiedenti asilo nello specifico. Riteniamo che meritino attenzione anche i problemi dei lavoratori stranieri regolarmente soggiornanti e le loro famiglie nell’accesso al mercato del lavoro, nella ripartizione dei servizi di welfare e di come tutto ciò definisca le politiche e le pratiche di convivenza anche a partire dalla chiusura degli ingressi per lavoro perché questo è ciò di cui come sindacato possiamo avere conoscenza, competenza e rappresentanza».

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