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Domenica, 28 Aprile 2024
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«Conosco la tua password»: gli hacker e l'intelligenza artificiale accendono il dibattito in libreria

La presentazione nel dehors «di Galla Libraccio» del volume curato da un noto esperto di sicurezza informatica, ha dato vita ad una discussione effervescente che ha coinvolto i presenti: tra vulnerabilità diffuse, privacy violata e industrializzazione dei crimini digitali

Ogni computer, ogni telefonino, ogni dispositivo che ospita una memoria elettronica ed un elaboratore che in qualche modo è connesso alla rete può divenire un dispositivo d'attacco adoperato da un hacker ossia da un pirata digitale: sia che quest'ultimo agisca per qualche apparato dell'intelligence sia che agisca per qualche organizzazione criminale. «I device elettronici di ciascuno di noi possono essere il teatro dello scontro più o meno sotterraneo di una guerra tra stati o di un attacco di pirateria digitale di ogni genere».  Per questo è necessario «essere consci di un problema che gli addetti ai lavori conoscono bene». Ma che il grande pubblico «tende a sottovalutare non poco: anche in ragione del fascino esercitato dai social network nonché in ragione delle informazioni personali che tutti noi diffondiamo grazie a questi ultimi». Carlo Alberto Sartor ieri 8 giugno durante la presentazione del suo volume «Conosco la tua password» nel dehors di «Galla Libraccio» ha usato a più riprese queste parole. Sartor peraltro è un consulente informatico vicentino molto noto nel Nordest: anche perché in una intervista dell'agosto 2021 preconizzò alle telecamere di Vicenzatoday.it come l'attacco informatico patito dalla Regione Lazio nonché ad alcuni settori della sanità di quella regione si sarebbe potuto verificare anche in terra veneta. Cosa che puntualmente accadde.

«Quelle raccontate da Carlo in modo preciso, senza scadere però in tecnicismi inutili, sono questioni importantissime per la vita di ognuno di noi e delle nostre comunità» fa sapere Luca Borriero responsabile della strategia digitale della casa editrice vicentina «Il punto d'incontro» la quale per l'appunto ha pubblicato il lavoro di Sartor. E proprio a Borriero ieri, davanti ad una ventina di uditori, è toccato il compito di stimolare Sartor nell'ambito di un botta e risposta cominciato alle 18 in punto e terminato un'ora dopo (la video-ripresa dell'incontro peraltro è già disponibile sul canale YouTube della casa editrice). Tra i vari spunti messi sul tappeto da Borriero c'è pure quello dell'utilizzo per fini malevoli dell'intelligenza artificiale: una disamina proseguita a quattro mani fino al punto in cui sono stati evidenziati svariati lati oscuri «intrinsecamente presenti» nella natura stessa di questi software «tanto avanzati e tanto complessi». Si tratta peraltro di un argomento, ricorda Borriero, ampiamente trattato nel libro.

«Il tema è vastissimo ma una delle cose che più mi colpì una decina d'anni fa è che gli hacker, già a partire dal 2014-2015 quanto meno, cominciarono - ha puntualizzato Sartor a margine del dibattito - ad immettere in rete una serie di informazioni false o fuorvianti in modo da creare una base di, chiamiamole così, nozioni elettroniche drogate, tali da ingannare l'intelligenza artificiale qualora quest'ultima dovesse essere impiegata per contrastare la pirateria». Una pirateria della quale l'autore ieri ha tracciato un conciso profilo psico-sociale. L'hacker infatti non è un «disadattato genialoide che si rinchiude in cantina per fare dispetti a tizio o caio». Gli hacker, come è capitato «col crimine organizzato, che negli anni ha assunto le forme tipiche dell'impresa, si sono strutturati in vere e proprie corporation transnazionali: lavorano in modo coordinato e specializzato come può avvenire in una grande fabbrica». Questa è la sintesi che il consulente ha fatto sua mentre si intratteneva coi suoi lettori. Che a loro volta hanno dato vita ad un acceso dibattito. In questo senso il libro, spiega ancora l'autore, può essere considerato sia un manuale «di autodifesa» per l'utente di tutti i giorni ma anche un breve compendio che contiene alcune raccomandazioni specifiche per chi si occupa «di cybersecurity» a livello professionale.

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