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Il corteo nero e le lunghe ombre/ Con i miei occhi (seconda parte)

"Chi marciò quel giorno voleva rivendicare il diritto di avere giustizia, di essere ascoltato, di esistere rispetto a un mondo che continuava a relegare “nelle fogne” degli anni ’70 chi militava nella destra radicale". Poi la bufera mediatica e la distruzione della sede dell'MSI

Arrivò come una tempesta e travolse tutto e tutti. I primi a pagare furono il Questore Argenio e il Prefetto De Feis che vennero trasferiti con effetto immediato. La grande stampa aveva iniziato a battere la “grancassa dell’informazione” e continuò per un mese. Impensabile oggi. Dalla presa di posizione di Vincenzo Parisi, allora capo della polizia, al Ministro degli Interni Maroni, a tutto il panorama politico fu un condannare le immagini che stavano rimbalzando in tutto il mondo. Vicenza venne “invasa” da troupe e inviati italiani e stranieri.

Dalla Cnn a una tv svedese, dal Washington Post a El Pais, dal Corriere della Sera a Famiglia Cristiana. Non mancava nessuno. Vicenza e provincia erano un grande set. Uno dei bersagli preferiti fu il sottoscritto in quanto segretario giovanile di un partito di Governo che proprio in quei giorni doveva incassare la fiducia da Camera e Senato. Il primo governo con un partito, l’Msi/An, che aveva delle radici profonde nel fascismo. Fiuggi doveva ancora arrivare. Non passarono molte ore che due telegrammi arrivarono direttamente da Gianfranco Fini. Il diktat fu chiaro: espellere il segretario e chi partecipò alla manifestazione-scandalo.

Dalla migliore sezione veneta alla vergogna di partito in qualche giro di lancetta. La settimana successiva al corteo, la Vicenza democratica, scese in piazza. Dalle istituzioni con a capo il sindaco Variati alla sinistra cittadina, dai partigiani ai centri sociali. I caschi della celere riempivano ogni angolo del centro storico, furgoni e macchine di polizia, carabinieri e guardia di finanza erano dislocate davanti ad ogni sede di partito. Anche il più piccolo. Alle 15.30 cinque persone coperte in volto entrarono nella nostra sede di Contrà della Fascina.

A tenere aperta la sezione quel giorno c’erano un paio di ragazzi e i reduci.

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