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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Seicento milioni per l'indebita proroga della concessione della Bs-Pd

È la colossale richiesta che la procura della Corte dei conti del Lazio indirizza all'ex cda di Anas. Alla base del procedimento avviato dalla magistratura erariale c'è la mancata realizzazione della A31 Nord

La Corte dei conti laziale chiede un risarcimento colossale agli ex vertici di Anas pari a 600 milioni di euro per avere inopinatamente prorogato la concessione alla Società autostradale Brescia-Padova senza che il privato si impegnasse, come prevedevano gli accordi con Anas e governo, a realizzare la continuazione della Valdastico nord nel tratto tra la provincia di Vicenza e quella di Trento. L’indiscrezione era circolata ieri al Ministero dei trasporti mentre oggi è la testata Il Tempo a darla per certa tanto da meritare la prima pagina.

Secondo lo storico quotidiano capitolino la Procura della Corte dei conti del Lazio ha chiuso le indagini sull’illegittima proroga della concessione delle autostrade A4 sulla scorta di un esposto presentato nel 2015 dal senatore di Forza Italia Lucio Malan. La Guardia di Finanza di conseguenza ha notificato un invito a dedurre, ovvero il corrispettivo di un avviso di garanzia all’ex presidente del cda di Anas spa, Pietro Ciucci, e ai quattro consiglieri di amministrazione dell’epoca. Il procedimento chiaramente è ancora in itinere e ruota attorno ad una accusa di danno erariale rispetto ad una condotta di Anas che avrebbe avvantaggiato il concessionario e cagionato alle casse della collettività un danno per una cifra ad otto zeri.

Ora comunque la partita per la A31 Nord, il cui prolungamento peraltro era stato sonoramente bocciato dal Consiglio di Stato, rischia di trasformarsi in un ginepraio inestricabile. Le indicazioni della Corte dei conti del Lazio inevitabilmente finiranno per dare forza ai comitati che si battono per il no al prolungamento. Il motivo? Questi ultimi da anni sostengono non solo la impraticabilità del progetto, ma sostengono pure il ragionamento secondo cui la concessione vada considerata decaduta. Tanto che l'unico motivo alla base della necessità del prolungamento, lungi da ragioni di tipo trasportistico, sia quello di fornire al privato una scusa costruita ad arte per ternersi una «lucrosissima» concessione che l'ente pubblico invece avrebbe dovuto rimettere a gara. Il che potrebbe anche costituire la pietra tombale del progetto stesso per la prosecuzione verso il Trentino della Pirubi proprio perché sono intrinsecamente decadute le ragioni per la proroga. L’argomento peraltro era stato affrontato da Vicenzatoday.it già nel gennaio di quest’anno con un lungo approfondimento dal quale si evinceva quanto bollente fosse la materia.

Ad ogni modo all'orizzonte non si staglia solo un probabilissimo contenzioso tra privato e Stato ove il secondo azzerasse la concessione al primo: più nel dettaglio il concessionario fa capo al gruppo Atlantia, che a sua volta fa capo alla famiglia trevigiana dei Benetton e ad una galassia di primari investitori internazionali. La decadenza della concessione, ove si materializzasse, farebbe giustappunto venire meno la necessità stessa del prolungamento. Che da anni è al centro delle richieste di potentissimi stakeholder come la Confindustria, ma anche di gruppi politici apparentemente contrapposti come Lega, Pd e Fi, mentre più critica ancorché più ambigua appare la posizione del M5S. Certo è che la notizia giunta da Roma in queste ore, di per sé esplosiva perché gravida di conseguenze al momento inimmaginabili, costituirà per di più «un durissimo banco di prova» per il neo-ministro alle infrastrutture, la democratica Paola De Micheli.

La quale potrebbe trovarsi in mezzo a più fuochi convergenti in un momento in cui il nuovo esecutivo nazionale retto da Leu, Pd e M5S, deve ancora avere la fiducia dalle camere, fiducia che per vero in queste ore appare pressoché scontata. Per la De Micheli tuttavia i problemi potrebbero piuttosto arrivare nei giorni successivi alla fiducia giacché la base del M5S da anni è ferocemente contraria ad un’opera la quale, rispetto a molte altre, è sempre stata al palo e sulla quale si addensano dubbi di ogni tipo, dalla sostenibilità ambientale a quella economica.

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